FIBROMIALGIA. COSA C’ENTRANO LE EMOZIONI?
La ragazza si siede e comincia a raccontare…
“È una lunga storia… mi ha mandato qui il mio medico, un endocrinologo che mi segue ormai da dieci anni. Secondo lui, una terapia con uno psicologo può aiutarmi a stare un po’ meglio, chissà…
Insomma, sono quasi vent’anni che soffro di questa cosa. Ho cominciato prima ad avere vertigini, ansia, strane sensazioni di torpore alle gambe e alle braccia. Negli anni si sono aggiunti dolori forti e diffusi in quasi tutto il corpo, stanchezza cronica, mal di testa, tachicardia, disturbi intestinali. Da tanto ho difficoltà ad addormentarmi la sera e mi sveglio sempre molto presto la mattina, pur non dovendo andare a lavorare.
Insomma…sono proprio un disastro…
Che dice, dottoressa, si può fare qualcosa?”
Il quadro che presenta la ragazza è di sicuro complesso. I sintomi che porta hanno una lunga storia e, apparentemente, potrebbero sembrare slegati fra loro. Ma lo sono veramente?
Che ci fa una ragazza che ha dolori e disturbi somatici dallo psicologo e qual è il motivo per cui il suo medico crede che una terapia possa esserle utile?
Cerchiamo di farci un po’ di chiarezza…cominciamo dall’inizio.
Dolori in alcuni punti specifici del corpo, stanchezza, affaticabilità, difficoltá a riposare bene, mal di testa ricorrenti, ipersensibilità agli stimoli dolorosi, disturbi gastro-intestinali. Questi sono solo alcuni dei sintomi caratteristici di una malattia che si chiama FIBROMIALGIA.
Tra gli altri sintomi, che si manifestano anche non contemporaneamente, possono comparire:
- Tachicardia
- Acufeni
- Alterazioni dell’equilibrio (sbandamenti, vertigini)
- Dismenorrea
- Disturbi della sensibilità (formicolio o torpore)
- Ansia e depressione
- Rigidità generalizzata o localizzata
- Crampi
- Difficoltà a concentrarsi, “testa confusa”
- Sensibilità chimica multipla, allergie
La fibromialgia è una malattia piuttosto diffusa, specialmente nella popolazione femminile. In Italia colpisce circa 1,5 – 2 milioni di persone.
COS’È E QUALI SONO LE CAUSE?
È una malattia reumatica che colpisce i muscoli causando un aumento di tensione muscolare. I punti prevalentemente interessati dal dolore sono: la colonna vertebrale, le spalle, il cingolo pelvico, braccia, polsi, cosce
Fa parte dei Disturbi del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo ed è considerata una sindrome somatica funzionale.
Ma cosa vuol dire sindrome funzionale? Si usa questo termine per descrivere quei disturbi i cui sintomi sono il risultato di un’alterata interazione tra i diversi sistemi del nostro organismo (sistema nervoso centrale, periferico, neurovegetativo, immunitario, endocrino).
Nel caso della fibromialgia, infatti, si pensa che la genesi sia multifattoriale (genetica, ambientale, emotiva) e che alla base della malattia vi sia un processo di “sensibilizzazione centrale”.
Secondo questa ipotesi, l’abbassamento della soglia del dolore, una delle caratteristiche principali della malattia oltre all’iperalgesia, è dovuta ad una aumentata reattivitá delle cellule cerebrali e spinali deputate alla percezione del dolore.
Mediante questo processo di sensibilizzazione anche uno stimolo di lieve entità viene avvertito come un dolore.
Oltre alla componente genetica, i fattori che predispongono alla malattia sono riferibili ad infiammazioni, infezioni, traumi fisici, disturbi del sonno. Questi ultimi se da un lato sono un sintomo stesso della malattia, dall’altro aumentano il senso di stanchezza cronica.
La fibromialgia può avere nella vita di tutti i giorni un forte impatto emotivo con sentimenti di preoccupazione, tristezza profonda, isolamento, rabbia e disperazione.
CHE RUOLO GIOCANO I FATTORI PSICOLOGICI?
Gli aspetti emotivi nella fibromialgia assumono una rilevanza notevole non solo dal punto di vista degli stati psicologici ma soprattutto per la sovrapposizione di questi con gli stessi meccanismi biologici della malattia.
In alcuni individui vulnerabili geneticamente, infatti, condizioni di stress o sofferenza emotiva protratta a lungo e condizioni di dolore cronico si intrecciano e si influenzano reciprocamente generando un’alterata risposta dell’organismo a stimoli minacciosi, stressogeni o dolorosi.
Un esempio di come le emozioni si manifestino direttamente nel corpo è dato dallo stress.
Ricerche dimostrano che le persone con fibromialgia hanno una tendenza maggiore rispetto agli altri di vivere in modo amplificato situazioni di stress psico-fisico, facendo fronte ad esse con un’iperattivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, principale effettore della risposta individuale di stress.
Ciò porterebbe a un’alterata produzione di cortisolo (comunemente chiamato “ormone dello stress”) che a sua volta determina un aumento nel rilascio di citochine pro- infiammatorie.
Queste ultime entrano in gioco sia nel potenziare i meccanismi depressogeni, sia quelli relativi alla percezione del dolore.
Allo stesso modo alcuni neurotrasmettitori, come la serotonina, agiscono non solo a livello cerebrale modulando ansia e depressione ma intervengono anche nel funzionamento di regolazione dei sistemi discendenti del dolore.
L’emozione quindi genera dolore (e viceversa) in maniera diretta, immediata e il processo di sensibilizzazione centrale in alcune
porzioni neuronali può essere alla base di entrambi gli aspetti della sindrome fibromialgica, quello somatico e quello emotivo.
COSA FARE?
La prima cosa da fare è affidarsi a uno specialista che fornisca una diagnosi. Il reumatologo è il medico più adatto a capire se si tratta realmente di fibromialgia e che può dare le informazioni utili per le cure disponibili.
Di solito la gestione della malattia richiede cure integrate con farmaci, attivitá fisica ad impatto lieve (yoga, nuoto, camminata), tecniche di rilassamento muscolare.
La psicoterapia si pone non come alternativa alle cure mediche ma come sostegno delle stesse. Al fine di non rendere vani i risultati raggiunti dal trattamento medico è spesso necessario individuare e risolvere le difficoltà emotive vissute dalla persona che, come si diceva, finiscono per manifestarsi direttamente attraverso i sintomi fisici.
La psicoterapia deve essere mirata a gestire gli stati ansiosi, a ridurre i fattori di stress e a raggiungere una maggiore consapevolezza di quali sono gli aspetti emotivi che possono mantenere o aggravare le condizioni della malattia.
Lo psicologo, in questi casi, collabora con il medico curante agendo parallelamente alle terapie mediche e fornendo anche un supporto emotivo nei momenti di difficoltà e scoraggiamento.
Inoltre può fornire un parere e intervenire sull’eventuale presenza di disturbi psicologici che possono influire sulla percezione del dolore o sulla tendenza a sviluppare sintomi fisici in relazione a difficoltà emotive (disturbo da sintomi somatici)
Insomma si, se le cure vengono integrate e si collabora in sincronia, qualcosa si può fare.
- International classification of diseases, ICD 10 – Version: 2015 http://apps.who.int/classifications/icd10/browse/2015/en
- A. Hawkins, “Fibromyalgia: A Clinical Update”, The Journal of the American Osteopathic Asssociation, September 1, 2013 vol. 113 no. 9 680-689 http://www.jaoa.osteopathic.org/content/113/9/680.full
- Susanne Becker and Petra Schweinhardt, “Dysfunctional Neurotransmitter Systems in Fibromyalgia, Their Role in Central Stress Circuitry and Pharmacological Actions on These Systems”, Pain Research and Treatment, 2012 http://www.hindawi.com/journals/prt/2012/741746/
- Diagnostic an statistical manual of mental disorders, Fifth edition, DSM V