DISTURBI D’ANSIA. COSA CAMBIA NEL DSM-5
Ansia e paura sono emozioni che hanno sempre accompagnato l’uomo nella sua evoluzione.
La parola “ansia” deriva dal termine latino “anxius” che significa affannoso, inquieto e la radice di questo termine è quella del verbo latino “angere” che vuol dire stringere, soffocare.
L’ansia, infatti, si caratterizza come una condizione di tensione che si manifesta con timore, apprensione, attesa inquieta e, spesso con una serie di correlati fisiologici come tremori, sudorazione, palpitazioni, senso di affaticamento, difficoltà a respirare normalmente.
La frequenza con cui questa emozione si manifesta nelle persone, e la sua diffusa presenza in una serie di disturbi emotivi, la rende una condizione affettiva di estremo interesse.
I disturbi d’ansia sono i più diffusi, nella popolazione, tra i disturbi psicologici. Per esempio, in uno studio americano condotto su 8000 adulti, circa il 28% degli intervistati ha riportato di aver avuto esperienza, almeno una volta nella vita, di sintomi caratteristici di un disturbo d’ansia, secondo i criteri di classificazione del manuale diagnostico dei disturbi mentali allora in uso (DSM-IV-TR) (Kessler, Berglund, Demler, et al., 2005).
Tra i vari disturbi di questo gruppo la Fobia è quella più diffusa. I disturbi d’ansia comportano un costo piuttosto elevato per la società e per le persone che ne soffrono. Spesso si associano a un rischio maggiormente elevato di soffrire di malattie cardiovascolari e di altre patologie (Roy-Byrne, Davidson, Kessler, et al, 2008; Smoller, Pollack, Wassertheil-Smoller, et al., 2007). Le persone con un disturbo d’ansia inoltre hanno un rischio raddoppiato di presentare ideazione suicidaria e tentativi di suicidio rispetto alle persone senza una diagnosi psichiatrica (Sareen et al., 2005), hanno una maggiore difficoltà di trovare un’occupazione lavorativa (American Psychiatric Association, 2000) e sono afflitte da gravi disagi interpersonali (Zatzick, Marmer, Weiss, et al., 1997). Tutti i disturbi d’ansia sono associati con riduzioni sostanziali nella qualità della vita.
Gli sviluppi nell’ambito delle neuroscienze, della nosologia, dell’epidemiologia e della psicobiologia hanno permesso, negli ultimi anni, un notevole progresso nella comprensione dei disturbi d’ansia.
Nel maggio 2013, l’Associazione Psichiatrica Americana (APA) è giunta, dopo molti anni di ricerca, alla pubblicazione dell’ultima edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali (DSM-5).
I disturbi d’ansia classificati nel DSM-5 sono:
- Disturbo d’ansia da separazione
- Mutismo selettivo
- Fobia Specifica
- Disturbo d’ansia sociale
- Disturbo di panico
- Agorafobia
- Disturbo d’ansia generalizzato
- Disturbo d’ansia da condizione medica
- Altro Disturbo d’ansia specifico
- Disturbo d’ansia non altrimenti specificato
Il Disturbo ossessivo-compulsivo e i disturbi stress correlati (disturbo post-traumatico da stress e disturbo da stress acuto), che nel DSM-IV-TR rientravano nel gruppo dei Disturbi d’ansia, in questa nuova versione del DSM sono classificati all’interno di altre sezioni.
Ciò riflette la necessità di porre particolare accento sulle somiglianze ma soprattutto sugli aspetti che distinguono questi disturbi da quelli d’ansia e di rendere più simile la classificazione americana a quella dell’ICD (Classificazione Internazionale delle malattie e dei problemi sanitari correlati) stilata dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità).
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